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Posina, Grande Guerra, Profugato

Posina e le 52 gallerie: terra di confine, teatro di guerra, esempio di rinascita. Una popolazione tenace abita questo paesaggio aspro e meraviglioso.

Posina, Grande Guerra, Profugato

Le prime presenze stabili in Val Posina risalgono al Basso medioevo, quando boscaioli e soprattutto minatori, accompagnati dalle loro famiglie, si traferirono dalla Baviera, dalla Franconia e dallo Hartz con il consenso dei vescovi nelle zone montane di confine. Le condizioni di vita in un territorio impervio e aspro come quello della valle non furono mai facili, tanto che Posina non dovette godere di prosperità né durante gli anni della dominazione scaligera e viscontea e nemmeno con l’avvento della Serenissima: lo testimonia il fatto che nel 1417 il doge esonerava temporaneamente i Posenati dal pagamento delle tasse, viste le loro condizioni di vita: « … gran parte d’ homeni dorme suso la palia, gran parte vive de erbe senza pan, et queli che stano meglio vive de pan de sorgo». In pianura, invece, agricoltura e industria prendono slancio e conosceranno un periodo di floridezza che si proietterà fino alla fine del ‘500, ma che non coinvolgerà queste zone prealpine sia perché non erano appetibili sotto il profilo dell’investimento economico, sia per le guerre e le continue turbolenze che da sempre agitarono queste terre di confine per i passaggi della Borcola e del Passo Pian delle Fugazze. Pur non essendo Posina direttamente coinvolta nella guerra Veneto-Viscontea o in quella Roveretana, questi eventi oltre alle interminabili e feroci liti confinarie per i pascoli scatenate dai feudatari imperiali, causano passaggi di truppe gravanti sulle popolazioni, sconvolgono la vita degli alpigiani e minano il già precario equilibrio economico preannunciando la bufera della Guerra di Cambrai. Nel 1701, ancora, in occasione della Guerra di Successione Spagnola, la Val Posina dovette sopportare la calamità di una nuova invasione imperiale, che portò alla successiva chiusura dei passi e al restauro dei fortilizi di Griso, Doppio e Lambre. Queste furono, nei tristi anni del primo conflitto mondiale anche le prime contrade evacuate perché più esposte al tiro dell’artiglieria nemica. I numerosi sfollati furono riuniti nel centro del paese, ma l’affollamento e le cattive condizioni igieniche provocarono una grave epidemia di tifo, che causò centinaia di morti fra la popolazione civile. Il 18 maggio del ’16, durante la Strafexpedition viene fatta sgombrare la valle del Posina con la promessa da parte delle autorità militari che si sarebbe trattato solo di qualche giorno. La lunga fila di profughi, disorientata e impaurita, si affolla per scendere verso la pianura nelle vie strette dove si incrociano con le truppe che salgono a monte per raggiungere il fronte.

A fianco alla desolazione dello spopolamento dei civili e al fragore delle artiglierie che sconvolge paesi e montagne, un altro “fuoco” risuona sul Pasubio negli anni del conflitto mondiale: quello delle mine e dei martelli della 33esima compagnia Minatori che nel gennaio del 1917 iniziarono i lavori di quella che rimarrà nella storia come la straordinaria opera della Strada delle Gallerie. Il progetto apparve da subito ambizioso, non privo di rischi e dall’esito non scontato: non esisteva, infatti, un progetto dato che la impervia conformazione della montagna, fatta di dirupi, torrioni e stretti canaloni, non aveva permesso nessun rilievo topografico e pertanto il metodo di lavoro fu quello di procedere con un sentiero che studiasse via via il possibile tracciato della strada in costruzione. La mulattiera che partiva da Bocchetta Campiglia, e passando per Fontana d’Oro, portava a Porte del Pasubio nelle immediate retrovie del fronte doveva servire sia a mettere in difesa e sicurezza le truppe a piedi in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo sia come via di accesso e comunicazione lontana dal tiro delle artiglierie nemiche ai settori Posina e Pasubio. Le centinaia di soldati che nel ’17 aggredirono i fianchi della montagna diedero vita ad un’opera che per arditezza e difficoltà superate non ha confronti con le altre straordinarie imprese dell’ingegneria militare europea.

Dati riassuntivi riguardanti la Strada delle 52 Gallerie, nel libro “Guerra di mine” di Ugo Cassina: “Essa si svolge in una zona totalmente rocciosa, La sua lunghezza complessiva è di circa 7 chilometri, di cui 2500 metri in galleria e il resto a mezza costa. Le gallerie scavate ammontano a 52, di cui 7 almeno hanno una lunghezza superiore a 100 metri. La larghezza minima è di metri 2,20, normale di metri 2,50. (…) nel periodo di massimo fervore [dei lavori], vennero impiegati non meno di 600 uomini.”

 

Fonti:

“Il Pasubio e la Strada delle 52 Gallerie”, Claudio Gattera, Gino Rossato Editore, 1995.

“Guerra di mine”, Ugo Cassina, Gino Rossato Editore, 2018.

“La Strada delle Gallerie ha 100 anni”, CAI Sez. di Schio, 2017.

“Profughi nella Grande Guerra”, Silvana Battistello, Gino Rossato Editore, 2007.

“Storie di Confine”, Tarciso Bellò, La Serenissima, 2006.

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Indirizzo: Via Canova, Posina
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