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Montepiano

La frazione di Montepiano: le sue origini leggendarie, il permanere della lingua tedesca e le opere votive.

Montepiano

Le antiche origini di questa contrada vanta aspetti leggendari: la nascita della contrada viene fatta coincidere con l’insediamento di tre fratelli di Gallio, in fuga dalla loro città natale per aver compiuto misteriosi misfatti, che trovano rifugio nel piccolo altopiano a 600 m di quota occupato da un fitto bosco di faggi, carpini e roveri sotto la giurisdizione veneta. Esiste un fondo di verità nella vicenda leggendaria tanto che il Caldogno, che dal 1600 era provveditore ai confini di Vicenza, parla di uomini di Folgaria che erano stati autorizzati a gestire i boschi e i pascoli di tutta la zona del Melegnon e a ricercare minerali che sembravano affiorare dal terreno e dalle rocce. Egli parla di una promettente miniera d’oro a bassa quota, abbastanza vicino all’Astico e non lontano da Posta. Questa collocazione coinciderebbe con i resti di località Lezz. Ricerche di questo tipo venivano accordate dai conti Velo anche a persone provenienti da fuori, soprattutto dai Sette Comuni: ecco quindi trovato un possibile legame con i leggendari fratelli di Gallio.

Il numero degli abitanti di Montepiano cresce abbastanza in fretta e questi si dividono in due “clan”, Moretti e Frangini, che si espandono i primi verso il monte e i secondi verso l’Astico, dove si uniscono ad altre due famiglie (Dall’Olio e Tamburinaro) che abitavano da moltissimo tempo la zona e parlavano solo tedesco: viene così fondata la contrada di Posta. Montepiano è l’ultimo insediamento che smette la lingua tedesca in Val d’Astico, idioma che rimane però nel 90% dei toponimi. Montepiano diventa la prima curazia di Posta, dove all’inizio del XVII secolo viene costruita la prima chiesetta per agevolare gli abitanti di questa lontana contrada nella loro vita religiosa, trovandosi la parrocchia di Brancafora lontana e sotto dominio austriaco. Esistevano a Montepiano due capitelli votivi di epoca remota, uno nel centro del villaggio completamente distrutto durante la Prima Guerra Mondiale e uno sulla strada verso i Tamburinari, ancora esistente, entrambi dedicati a San Giorgio. Negli anni Sessanta del ‘900 viene invece posta la prima pietra di una chiesetta alpina in stile gotico intitolata a Santo Stefano. Terminata grazie alle generose offerte dei fedeli, fu inaugurata il 10 agosto del 1965 alla presenza del vescovo, di altre personalità religiose e civili e di molta popolazione in festa.

Fonti:

I Lastarolli, Lorenzo Munari, La Serenissima, 2002.

 

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Indirizzo: Via Montepiano, Montepiano
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