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Cartiera Rossi

L’energia dell’acqua e lo sviluppo dell’arte cartaia: le centrali idroelettriche come risorse idriche di produzione per le cartiere Rossi.

Cartiera Rossi

L’energia dell’acqua e lo sviluppo dell’arte cartaia: le centrali idroelettriche come risorse idriche di produzione per le cartiere Rossi.

Lo stabilimento di Perale produceva mezze paste di straccio, pasta meccanica di legno, carta (per la stampa e l’editoria, da lettere, da cancelleria, da disegno, da impacco, ecc.), pelures (per sigarette, per avvolgere agrumi, per copialettere, ecc.) e cartoni (per macchine tessili, Vegetali bianchi, grigi fibrosi, lucidi da pressa, colorati, ecc.) utilizzando 4 caldaie a vapore che servivano per la pulitura degli stracci e l’asciugamento della carta. Nel 1893 Rossi acquista lo stabilimento già esistente e operante da tempo della Pria di Cogollo, dove avvia la produzione della pasta meccanica di legno e dei cartoni vegetali e contestualmente fa costruire la centrale idroelettrica per la cartiera di Arsiero.

La necessità di risorse idriche sempre crescenti spinse Rossi a fare incetta di magli e mulini, numerosi nella valle. Ad Arsiero nel 1895 vengono acquisiti il maglio di rame Barbieri e i mulini di Giovanni e Antonio Dalla Via siti in località Pria. La progressiva crisi delle cartiere per la produzione a mano è testimoniata dalla vendita nel 1910 del piccolo opificio di Cesare Nado situato in località Barco, che venne trasformato in centrale idroelettrica. L’acqua veniva presa dal torrente Posina e condotta alla centrale mediante un canale adduttore ancora esistente che corre tuttora parte in trincea a cielo libero o coperto, parte in una canaletta sostenuta da pilastri in muratura, parte su un ponte canale di 114 metri e infine, per brevi tratti, in galleria fino al bacino di carico. Da quest’ultimo parte la condotta in acciaio sostenuta da pilastri in muratura che alimenta la turbina Francis (turbina idraulica a reazione) sfruttando un salto di 22,4 m. La terza centrale per la produzione elettrica di cui godevano gli impianti di Rossi si trovava in località Schiri di Cogollo.

La fabbrica-comunità

Nel momento della sua massima espansione, per garantire la richiesta di una strutturata rete commerciale nazionale ed internazionale e di una clientela che contava ormai più di 700 ditte, la cartiera occupava 900 operai e 50 impiegati, distinguendosi per il trattamento dei lavoratori cui veniva riconosciuto il riposo festivo, i cui salari erano fra i più elevati del settore e la cui giornata lavorativa assorbiva 10 ore per i turni diurni e 8 per quelli del ciclo continuo. Francesco capì il processo identificativo dell’intera comunità con lo stabilimento, che rappresentava ormai l’unica e sicura fonte economica che scongiurava per le famiglie valligiane il flagello dell’emigrazione. Vicino alla cartiera di Perale sorsero gli alloggi operai, l’asilo infantile, il magazzino della cooperativa di consumo (detto spaccio), le società di mutuo soccorso maschile e femminile ed una serie di iniziative orientate ad assolvere ai vari bisogni di vita dei lavoratori, come casse e fondi speciali, scuole serali, premi di incoraggiamento, infermeria, circoli impiegati, biblioteche circolanti, ecc. L’impegno di Rossi per la comunità arsierese si tradusse anche nella compartecipazione alla costruzione di importanti opere pubbliche, fondamentali per la crescita sociale e civile della comunità, come la casa di riposo (poi intitolata al figlio dello stesso, Alessandro Rossi). Il consolidamento del sistema fabbrica-comunità e il grande attaccamento della famiglia Rossi ad Arsiero e alla cartiera vivono i suoi esempi più incisivi e drammatici nelle sfortunate vicende dello stabilimento rispettivamente durante la Prima Guerra Mondiale, con la distruzione del 16 maggio del 1916, e con l’alluvione del 1966. Artefice della ricostruzione nel dopoguerra fu Francesco che decise, nonostante il sacrificio economico nel mantenere l’impianto in una zona ormai lontana dalle principali vie di comunicazioni, fondamentali per l’approvvigionamento delle materie prime e per il trasporto delle merci finite, di non trasferire la cartiera, di lì a poco rimessa economicamente in sesto dal fratello Girolamo.  Come il padre cinquant’anni prima, Franco Rossi in soli 100 giorni insieme ai suoi 300 operai riapre la cartiera dopo la devastazione della piena del Posina.

 

Francesco Rossi

Gli interessi di Francesco Rossi si rivolgevano anche al di fuori della stretta attività industriale, investendo ambiti della società che avevano un potenziale sviluppo anche in termini di promozione storica, culturale e turistica del territorio vicentino. In questa direzione andavano le pubblicazioni di Rossi: nel 1877 la raccolta “Atti municipali pubblici e privati di Schio e dintorni nel secolo XVI” e nel 1878 “Schio alpina. Guida alle vallate del Leogra, Timonchio, Astico, Posina”, che fu la prima guida turistica delle valli andando a sostituire le datate istruzioni per l’igiene del “viaggiatore pedestre alpino”, unico precedente esempio di rudimentale supporto per le guide. La storia del CAI di Schio inizia proprio con Francesco Rossi che nel 1872 fu il primo scledense ad iscriversi al Club Alpino. Pochi anni dopo nasce la prima sezione del CAI di Vicenza, nel 1875. Molti imprenditori-alpinisti vicentini non si preoccuparono soltanto di escursioni e di scalate, ma si impegnarono attivamente in molte iniziative promozionali rivolte all’ecosistema integrato delle vallate vicentine, che sfruttavano in maniera equilibrata le proprie risorse, incentivando così progressivamente il loro sviluppo artigianale, agricolo e turistico.

 

Fonti:

Mercanti, pionieri, capitani d’industria, Giovanni Luigi Fontana, Neri Pozza Editore, 1993;

I cento anni della Cartiera Rossi, a cura del prof.Remo Schiavo, Stampa G.Rumor, 1978

 

 

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Indirizzo: Via Perale, Arsiero
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