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Arsiero, Strafexpedition, le cartiere

Arsiero: la ricchezza delle acque, un florido passato industriale, le cicatrici della Grande Guerra

Arsiero, Strafexpedition, le cartiere

“Arsiero è villa lontana da Vicenza miglia venti, e da Schio circa undici. La prima volta, che nelle carte antiche la trovai nominata fu del 975(…). Il distretto di questa villa consiste in montagne, monti, colli e colline, e parte in piano.(…) Ha il vantaggio di alcune sorgenti di ottima acqua. (…) Scorrono per questa villa due torrenti, cioè l’Astico, e il Posina, i quali abbondano di Trutte, e di Marsoni di ottima qualità. Due altri torrenti vi sono inferiori ai suddetti chiamati Tovo, e Val di Rio Freddo così appellati dalle valli di tal nome. Questi due torrenti cominciano nelle sopraddette montagne, e ambedue si scaricano nel torrente Posina. Se queste acque sono dannose, specialmente ne’ tempi piovosi, apportano però anche assai vantaggio, perché col mezzo loro in questa villa vengono girate tre cartiere, sedici ruote di molini, un Follo da panni, e tre magli da ferro”.

Queste brevi righe, tratte dalla celebre “Storia del territorio vicentino” di Gaetano Maccà, descrivono Arsiero e il suo territorio nel 1814. Il testo condensa in poche battute l’immagine di un territorio montano, svelandone già l’elemento che nello sviluppo industriale successivo ne decretò la sua fortuna e portò Arsiero dai poco più di 1000 abitanti dalla metà del ‘500 al picco massimo di espansione demografica che coincise con i 5336 abitanti nell’anno 1911: l’acqua, abbondante e da sorgive di qualità elevata. Le favorevoli condizioni naturali, che univano alla presenza di acqua un clima né troppo secco né troppo umido e la disponibilità di legname (pioppo e abete del vicino altopiano di Asiago), permisero la nascita delle prime cartiere già sul finire del ‘500, avviando Arsiero verso la sua affermazione industriale che culmina negli ultimi decenni dell’800, quando la Cartiera Rossi si afferma come il cartificio più importante della provincia. A questo sviluppo si affiancano altre tradizioni pre-industriali legate alle ricchezze naturali del suo territorio, testimoniate dalla presenza di numerosi magli, telai, mulini e alcune segherie.

Mentre la sua crescita industriale e il suo progresso sociale, prodotto del modello fabbrica-comunità voluto da Francesco Rossi che diede impulso ad una rete di provvidenze ed istituzioni rivolte agli operai, affermarono Arsiero nel ristretto ambito della storia locale, la Grande Guerra fa entrare il suo nome nel triste capitolo della storia nazionale ed Europea. Durante la Strafexpedition, gli austriaci riescono a sfondare la prima linea del fronte dell’Astico e del Posina e guadagnando gli altipiani di Tonezza e Asiago. Arsiero subisce l’occupazione austriaca per 29 giorni (28 maggio-25 giugno 1916). Durante tutta la guerra Arsiero è stato un avamposto militare strategico e di fondamentale importanza per il sostegno logistico delle truppe al fronte, soprattutto grazie alla presenza della ferrovia, mezzo di trasporto essenziale per truppe, materiali bellici e rifornimenti alimentari. Di quelle vicende il territorio porta le sue cicatrici nelle storie familiari di esodo e profugato, nonché in due testimonianze monumentali: forte Campomolon (rimasto incompiuto) e il Cimitero Militare Monumentale, che raccoglie le spoglie di 403 italiani e 726 austriaci sconosciuti, tra cui le salme provenienti dai due cimiteri di guerra del monte Caviojo, il più grande dei quali è stato da poco pulito e riconsegnato alla memoria di tutti.

Fonti: Arsiero, panorama storico, Angelo Busato, Tipolitografia G.Fuga e Figli, 1993.

Mercanti, pionieri e capitani d’industria, di G.L. Fontana, Ed.Neri Pozza, 1993.

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Indirizzo: Via Nazioni Unite, Arsiero
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