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Grande Guerra

Anno 1916, tempi cupi di guerra, sulla linea di massima resistenza si infrangono le ondate della fanteria nemica, le poche cose su un carretto e via, profughi in capo ad una notte… oggi un Museo a cielo aperto ci invita a ricordare quel sacrificio lungo le memorie e le tracce lasciate dall’opera dei soldati.

Dopo la riconquista austro-ungarica del Cimone, nel settore Astico-Posina, la linea difensiva si stabilizzò definitivamente sulla Winterstellung (linea invernale), scavata dal margine orientale del versante nord della Val d’Assa a quello sinistro dell’alta Val Posina, le cui principali posizioni ritenute inespugnabili erano costituite dai monti Cimone, Seluggio e Maio. Dall’autunno del 1916, entrambi gli eserciti impiegarono le proprie truppe per rafforzare ulteriormente le rispettive sistemazioni difensive, scavando numerose postazioni in caverna e ricoveri sotterranei. In tale periodo, il Genio militare italiano realizzò una seconda linea, di massima resistenza, completata nella primavera del 1917, che iniziava scendendo dal Pasubio, seguiva le creste che delimitavano il versante destro della Val Posina raggiungendo il Monte Summano; da quest’ultimo scendeva a valle lungo Costa La Rancina, attraversava in direzione nord-est il torrente Astico in corrispondenza del Castello di Meda, percorreva le campagne di Cogollo per poi risalire sul Monte Cengio, collegandosi quindi a Punta Corbin e continuando infine lungo il ciglio meridionale della Val d’Assa.

Linea di massima resistenza – Pieve di S. Giorgio

Durante la prima guerra mondiale la chiesa subì alcuni danni e nel dopoguerra, con gli interventi di restauro, riapparve un antico affresco del XVII secolo

Linea di massima resistenza – Antonio Trua

Nel 1916, nel corso dell’Offensiva di primavera austro-ungarica, Antonio Trua si trova impegnato con la propria batteria, dispiegata su Poggio Curengo.

Ponte sul Posina

Il ponte sul Posina e il Primo Conflitto Mondiale: Brandolino Brandolini d’Adda ferito da un proiettile dell’artiglieria austro-ungarica

Linea di massima resistenza – Castello di Meda

Meda, punto strategico di osservazione, qui nel 1916 si sviluppò la linea di difesa arretrata contro un possibile attacco dell’esercito Austro-Ungarico

Linea di massima resistenza – Castello di Meda – fontana

L’unica sorgente esistente tra Poggio Curegno e il Castello di Meda è la millenaria sorgente denominata della “Fontana”, origine dell’omonimo ruscello.

Linea di massima resistenza – I modelli ISCAG

Curegno. I modelli ISCAG. Costruiti in legno e gesso sulla base della documentazione tecnica e fotografica raccolta durante e a fine del conflitto.

Linea di massima resistenza-Castello di Meda

Il Castello di Meda e la linea di massima resistenza durante la Straféxpedition imperiale e dopo la successiva controffensiva italiana.

Linea di massima resistenza – Il Cantiere

L’organizzazione del cantiere di Meda. Nei primi mesi del 1917 fervevano i lavori con la presenza di numerosi lavoratori operai civili e militari.

Linea di massima resistenza-Meda-Curegno

Castello di Meda e Poggio Curegno: due postazioni di vedetta straordinarie usate per controllare l’imbocco alle valli e il transito verso il Trentino.

Linea di massima resistenza – Compressore

Meda. Impianto di produzione di aria compressa per azionare le perforatrici perforatori operanti tra il Castello di Meda e il versante del M. Summano.

Linea di massima resistenza – Castello di Meda – teleferica

Per trasportare detriti verso valle venne costruita una teleferica, con cui i carrelli carichi in discesa facevano risalire i carrelli vuoti in salita

Linea di massima resistenza – Castello di Meda – gallerie

Mentre ancora imperversava la battaglia nella Val d’Astico, i comandi militari italiani delineavano il rafforzamento della seconda linea di resistenza.

Ponte Schiri

La Grande Guerra e la Strafexpedition: il ponte degli Schiri viene fatto saltare per bloccare l’avanzata nemica.

Linea di massima resistenza – Le fortificazioni di Curegno

La seconda linea di resistenza passava per Poggio Curegno, costeggiava il versante sotto al caseggiato della contrada e scendeva a Meda.

Posina, Grande Guerra, Profugato

Posina e le 52 gallerie: terra di confine, teatro di guerra, esempio di rinascita. Una popolazione tenace abita questo paesaggio aspro e meraviglioso.
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